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Buoni pasto: tutto ciò che bisogna sapere

I buoni pasto sono generalmente forniti da diverse aziende pubbliche e private e vengono distribuiti tramite varie modalità. Le normative a riguardo variano con una certa facilità e bisogna stare molto attenti a restare sempre al passo con i tempi. Ecco tutto ciò che bisogna sapere in merito ai cosiddetti ticket aziendali, in modo da far valere i propri diritti anche in situazioni alquanto difficili da decifrare.

Cos’è un buono pasto?

Entrando nei particolari, un buono pasto è un contributo importante che il datore di lavoro può corrispondere ai propri dipendenti. Si tratta di un ticket che ha un valore ben preciso e viene consegnato per consentire di effettuare il pagamento di un pasto durante il proprio turno lavorativo, specie per quanto riguarda un full time. In pratica, se una sede professionale non dispone di una vera e propria mensa, questo sistema la sostituisce al meglio.

In alternativa, il datore di lavoro può mettere a disposizione una mensa gestita in prima persona o con l’ausilio di appalti provenienti dall’esterno. Inoltre, è possibile anche ricevere un’indennità sostitutiva nel caso in cui il dipendente non utilizzi il ticket. Ciascuna azienda ha la facoltà di agire in piena autonomia, magari anche accumilando più misure a seconda delle regolamentazioni.

Inoltre, qualsiasi ditta può decidere di corrispondere tipologie di buoni differenti per ciascuna categoria di lavoratori. Ovviamente, durante uno stesso giorno, un dipendente non ha la chance di ricevere il ticket e il servizio mensa in maniera simultanea. Le modalità più diffuse sono i buoni pasto quotidiani e quelli per il ristorante.

La storia del buono pasto in Italia

A livello globale, la prima idea di buono pasto risale agli anni Cinquanta nel Regno Unito. Ci pensò il businessman John R. Hack a notare il pagamento della mensa tramite foglietti di carta forniti direttamente dalle aziende. L’imprenditore creò un’apposita società in grado di rilasciare appositi ticket, validi in tutto il territorio del Regno Unito. Questi ultimi restituivano i buoni all’azienda centrale ottenendo in campo la relativa somma di denaro. Un sistema di fiscalizzazione adeguato contribuì al corretto funzionamento della misura.

E in Italia? Delle origini si sa ben poco, ma sembra che l’avvento dei buoni pasto risalga alla metà degli anni Settanta. Anno dopo anno, il loro utilizzo si è fatto sempre più cospicuo nonostante le modifiche introdotte dai vari governi che si sono succeduti, anche a livello locale. In base alle normative italiane, il buono non provoca alcun onere fiscale per lavoratori e datori di lavoro se il suo valore è al di sotto della soglia di 4 euro. Inoltre, può essere detratto in maniera totale, con IVA al 4% per i dipendenti di impresa e al 10% per collaboratori, soci, titolari e liberi professionisti.

Una notevole evoluzione è stata vissuta grazie all’introduzione dei buoni pasto elettronici, segno evidente di una tecnologia sempre più all’avanguardia. Risale al 2014 la decisione da parte di tre aziende di settore di unire le proprie forze per una lettura universale dei buoni pasto elettronici. Grazie a questo accorgimento, le attività convenzionate si sono ulteriormente diffuse a livello nazionale, con notevoli benefici per tutte le parti coinvolte.

Ogni anno, vengono stabilite apposite gare d’appalto da parte della Consip sui buoni pasto per la pubblica amministrazione, per un valore economico di circa 1 miliardo di euro annuale. La soglia economica definita per questa misura è di 8 euro per ciascun ticket rilasciato. C’è davvero tanto da sapere in merito a una regola molto amata da dipendenti e collaboratori aziendali di ogni tipologia. Di seguito, ecco altre informazioni importanti da tenere in seria considerazione.

Normativa e disciplina dei buoni pasto per le aziende

Dando un’occhiata al punto di vista delle aziende, i buoni pasto possono essere rilasciati e utilizzati solo per l’acquisto di prodotti alimentari da consumare in maniera istantanea. L’articolo 51 del Testo Unico riservato alle Imposte sui Redditi serve a disciplinare la pausa pranzo di ciascuna realtà aziendale. Come detto in precedenza, i buoni pasto rappresentano solo una tipologia di trattamento fiscale che può essere elargito ai dipendenti di un’azienda privata o della pubblica amministrazione.

Attualmente, i ticket per l’acquisto di generi alimentari hanno un limite di deducibilità pari a 4 euro per quanto riguarda i buoni sotto forma cartacea e di 8 per quelli elettronici. In precedenza, le soglie erano rispettivamente di 5,29 e 7 euro. L’azienda può sostenere oneri deducibili al 100% per quanto riguarda le tasse dirette e l’Irap, sempre tenendo conto dei limiti definiti dalla Legge. Se la somma erogata supera i limiti menzionati, l’azienda deve inserire il ticket nell’imponibile fiscale e contributivo. Le aziende che distribuiscono ticket elettronici accedono a un’IVA detraibile del 4%, mentre non può essere detratta in caso di ticket in formato cartaceo.

Normativa e disciplina dei buoni pasto per i beneficiari

I beneficiari legittimi dei buoni pasto sono coloro che fanno parte dell’ampia categoria dei lavoratori subordinati, ossia i dipendenti. In base a quanto decretato dall’Articolo 4 Comma C della Legge di Bilancio del 2020, la misura può essere utilizzata da tutti coloro che lavorano in modalità part time o full time, anche nel caso in cui non si acceda ad alcuna pausa pranzo. Il ticket è valido anche per i collaboratori occasionali e a progetto, mentre non può essere conseguito nelle giornate di ferie e nei fine settimana non lavorativi.

Nel corso degli ultimi tempi, una nuova regola è stata introdotta per i lavoratori che forniscono prestazioni a distanza o in regime di smart working. In base a quanto mostrato dall’articolo 20 della Legge 81 del 22 maggio del 2017, chi lavora per mezzo telematico accede ai buoni pasto regolarmente. A tal proposito, non ci sono differenze di alcun genere rispetto a coloro che prestano servizio in presenza e tramite la classica modalità fisica.

Ad ogni modo, bisogna prestare la massima attenzione alle decisioni del proprio datore di lavoro. Quest’ultimo non deve sottostare ad alcun obbligo, ma deve attenersi al contratto collettivo nazionale che viene associato alla relativa categoria. Inoltre, non bisogna lasciare in secondo piano le clausole inerenti al contratto in essere tra l’impresa e i dipendenti, con alcune eventuali disposizioni diverse rispetto a quelle generiche.

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Normativa e disciplina dei buoni pasto per i rivenditori

Per quanto riguarda i rivenditori, non mancano gli elementi da approfondire in merito ai buoni pasto. Sono diversi gli esercizi convenzionati per consentire questa misura e sono definiti da alcune disposizioni normative, ossia il Decreto Legge 50 del 2016 e quello ministeriale 122 del 2017. In primo luogo, i ticket possono essere adoperati solo presso esercizi pubblici che somministrano alimenti e bevande in tempo reale, ossia ristoranti, bar, pizzerie, rosticcerie, salumerie, trattorie e così via.

Allo stesso tempo, sono consentiti anche presso altri esercizi pubblici che effettuano la vendita al dettaglio di specifici beni alimentari, come ad esempio centri commerciali e supermercati. Inoltre, anche agriturismi e ittiturismi che somministrano pasti e bevande collegati alle loro attività accettano i buoni pasto come se fossero normali attività ristorative. Grazie a questi accorgimenti, il momento della pausa pranzo diventa un’occasione di assoluto relax per ogni dipendente o collaboratore, anche in regime di smart working. Inoltre, è possibile accedere a più opportunità per rendere il proprio pasto sempre più variegato.

Gli esercizi commerciali possono accettare fino a un massimo di otto buoni pasto in una singola tranche. La detassazione applicata ai ticket resta in vigore fino a un massimo di 4 euro per quelli cartacei e di 8 per gli elettronici. Inoltre, va ricordato che devono essere utilizzati per intero, e non solo in parte. Non è possibile erogare il buono pasto presso un esercizio convenzionato a più riprese, ma va pagato in un’unica soluzione.

Le diverse tipologie di buoni pasto

Sono diverse le tipologie di buoni pasto che le aziende scelgono di mettere a disposizione dei loro dipendenti, collaboratori e liberi professionisti. Vediamo quali sono le più diffuse in senso assoluto.

In primo luogo, i classici assegni sono ticket distribuiti in formato cartaceo, con valori variabili in base a quanto dichiarato da leggi e contratti, con soglia massima attuale di detrazione su ticket da 4 euro. Ogni lavoratore può utilizzarli tramite la consegna diretta presso un qualsiasi esercizio alimentare convenzionato. I buoni pasto cartacei sono validi anche per fare semplicemente la spesa, anche se ciascun negozio mette in atto determinate regole in merito all’accettazione, ossia quantità massima in un solo colpo o percentuale rispetto alla spesa totale.

Nel corso degli ultimi anni, hanno acquisito una notevole diffusione i buoni pasto in formato elettronico, da erogare sotto forma di carta prepagata. Il loro principio di funzionamento è identico rispetto a quello dei buoni cartacei, ma non vengono dematerializzati in alcun modo e sono essenziali per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Il lavoratore può utilizzare i buoni presso gli esercizi convenzionati, consumando un pasto o facendo la spesa. Nel caso specifico, il limite massimo di detrazione fiscale raggiunge gli 8 euro, secondo le leggi introdotte a partire dal 2020.

Un altro metodo, seppur meno utilizzato dei due precedenti, corrisponde ai buoni pasto in busta paga. Tale misura prevede l’erogazione di una somma di denaro aggiuntiva rispetto al cedolino, con importo visibile direttamente sulla busta paga del dipendente o collaboratore. Il sistema in questione non prevede alcuna agevolazione fiscale e va tassato per intero, esattamente come qualsiasi altro compenso lavorativo.

Infine, ecco la misura più recente in materia, ossia la distribuzione dei buoni pasto tramite app per dispositivi mobili. Nel caso specifico, si sta parlando di una soluzione interamente digitale. Per usufruire di questi ticket, è sufficiente definire la quantità di ticket richiesta alla cassa di un esercizio convenzionato, per poi fare clic sulla dicitura « paga ora ». Allo stesso tempo, è possibile attivare il GPS e trovare rapidamente un esercizio convenzionato, oltre a visionare la quantità residua di ticket rimasti, le date di scadenza e i luoghi presso i quali sono stati spesi. Ogni fornitore di buoni pasto propone i propri tipi di buoni pasto.

Qual è il valore del buono pasto?

C’è molto da dire anche in merito al valore economico di ogni buono pasto, dato che nel corso degli anni diverse regole sono cambiate. Come detto in precedenza, la deducibilità fiscale dei ticket ha una soglia di 4 euro per il formato cartaceo e di 8 per quello digitale. Ad ogni modo, non esistono regole vere e proprie per quanto riguarda il valore vero e proprio dei singoli buoni pasto, dato che ciascuna azienda può agire in piena autonomia a seconda di esigenze e preferenze.

In linea di massima, il valore economico di un buono pasto è compreso tra i 2 e i 15 euro. Se ne possono utilizzare fino a otto in un colpo solo, ma ogni impresa può aggiungere altre regole da rispettare. Ad esempio, alcuni ticket possono essere adoperati solo in occasione dei giorni effettivi di lavoro, altri solo a pranzo o a cena, e così via.

Un altro aspetto importante riguarda la data di scadenza dei buoni pasto, che di norma corrisponde alla fine dell’anno solare in corso. Può essere visionata presso il sito Internet del relativo gestore dei ticket. Inoltre, la restituzione dipende dal contratto aziendale e dal proprio contratto collettivo di lavoro. Per saperne di più, ci si può rivolgere all’ufficio delle risorse del personale della propria impresa e ricevere informazioni in merito a eventuali accordi.

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